L’evoluzione dell’uomo passa anche attraverso i denti.
Studiare i denti, si è rivelato estremamente utile in quanto ha permesso di comprendere i vari meccanismi di sviluppo che hanno interessato anche parti del corpo umano: vertebre, dita, costole ed arti.
La dentatura ha ricoperto un ruolo fondamentale nell'evoluzione della nostra specie in quanto i denti hanno subito notevoli modifiche consentendoci di comprendere il nostro passato e, ad esempio, quali cibi sono stati il nutrimento principale millenni fa.
In base a diverse ricerche condotte da antropologi viene messo in luce come la dentatura umana non abbia caratteristiche spiccate come quella animale (con ciò mi riferisco, ad esempio, alla specificità della dentatura animale: basti pensare alla potenza dei denti dei leoni o dei grandi predatori), come la sua evoluzione non sia stata uniforme e come i denti umani non siano sempre stati adatti alla masticazione di qualsiasi cibo.
Attraverso gli studi condotti è praticamente certo che i nostri antenati appartenessero a gruppi di scimmie antropomorfe (molto simili agli scimpanzé) ed il loro principale nutrimento era rappresentato da frutta ed erba.
Principalmente quindi un'alimentazione vegetariana. Proprio per questo la loro dentatura mostrava incisivi pronunciati (adatti a staccare il cibo), canini di dimensioni maggiori negli esemplari maschi e premolari tendenzialmente piccoli.
A causa di cambiamenti geologici, però, le cose cambiarono.
Dalla foresta africana si passò ad un ambiente più simile alla savana e di conseguenza cambiò sia la vegetazione, sia le specie animali che abitavano quelle terre. Per questo motivo fu necessario un nuovo cambiamento, un adattamento al nuovo habitat (caratterizzato da piante molto più alte) che rese necessario per le scimmie antropomorfe alzarsi su due arti per potersi nutrire.
In presenza di numerosi ecosistemi e con la riduzione di vegetazione e di alberi da frutta anche la dentatura iniziò a modificarsi.
Prima di tutto occorreva possedere molari più forti rispetto al passato, mentre i canini e gli incisivi non servivano più in dimensioni pronunciate, era sufficiente possederli più piccoli.
Le modifiche dell'alimentazione resero necessaria una masticazione differente: occorreva una superficie maggiore per masticare cibi più duri (ad esempio erbe meno morbide) e per questo aumentarono le dimensioni di molari e premolari.
Anche la scoperta del fuoco ebbe un forte impatto sulla dentatura dei nostri antenati: grazie a questo sarebbe stato possibile cuocere il cibo, rendendo meno fibrosi o duri i cibi che si sarebbero masticati.
Ulteriore caratteristica è che la quantità di denti è scesa nel corso dell'evoluzione: partendo da 44 elementi dentali (appartenenti ad un ominide vissuto circa 50 milioni di anni fa) passando a 36 denti (ritrovati nei fossili di alcuni primati più recenti).
Con la scomparsa delle scimmie antropomorfe il numero di denti si è ulteriormente ridotto, fino a giungere agli attuali 32.
Tutti questi cambiamenti dei nostri denti dimostrano la nostra capacità di adattamento, soprattutto in base ai vari regimi alimentari adottati nel corso dei millenni.
Insomma, i nostri denti risultano essere dei veri e propri reperti archeologici: essi sono dei veri e propri fossili, per questo sono molto utili per approfondire i processi evolutivi di animali ed uomini. Proprio partendo da questo punto di vista sono stati posti in essere studi e ricerche atte a conoscere la nostra storia ed i nostri antenati.